Senti Chi Parla 3 - Senti Chi Parla Adesso.iso
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Alcune forma verbali imperative come vedi, senti, guarda hanno spesso una funzione presentativa simile a quella di ecco: guarda chi arriva!, Senti chi parla!
Tali popoli, parlanti una forma ormai non più pura del latino, erano indicati dalle popolazioni di lingua tedesca, in seguito alla penetrazione di questi durante le invasioni barbariche, come Welsch (opponendoli a se stessi e ai Windisch, gli Slavi)[8]; mentre essi stessi si definivano latini (da cui il termine dialettale ladin). Il termine si diffuse a partire dal XVIII secolo anche negli ambienti tedeschi (Ladinisch) per designare le popolazioni in via di germanizzazione soggette al Tirolo.
I dialetti semiladini o ladino-veneti agordini rappresentano un ampio dibattito per quanto riguarda la classificazione dei dialetti ladini. A partire dall'alta valle del Cordevole (Rocia) i tratti veneti si accentuano scendendo lungo la valle, in particolare nella conca agordina. Dei tratti indicati dall'Ascoli come ladini, l'Agordino non ne presenta compiutamente nessuno: la palatalizzazione /ka/>/tʃa/ è presente parzialmente nella Valle del Biois (falcadino cian, ciasa ma cantà), ma è totalmente assente nel Basso Agordino (can, casa come nel bellunese); la desinenza finale latina -s è conservata solo nelle forme interrogative di seconda persona dei verbi monosillabi (agordino as-tu, (s)es-tu, fas-tu, das-tu, (v)os-tu per contro al bellunese a-tu, se-tu, fa-tu, da-tu, u-tu) e, nella Val del Biois, nella forma t'es (ma nella conca d'Agordo è te (s)é), ma in nessun plurale; non v'è conservazione dei nessi latini cl, pl sviluppatisi come nel veneto in /tʃ/ e /pj/ (pian, ciaf in agordino come nel bellunese pian, ciave, per contro al livinese plan, claf). Nel basso Agordino, inoltre, la desinenza della seconda persona del verbo è sempre uguale a quella delle terze persone, come in tutto l'alto veneto (agordino te canta, el canta, te vet, el vet, te va, el va; per contro a Falcade te cante, el canta, te vede, el vez, te vade, el va), e anche le desinenze dell'imperfetto indicativo sono uguali a quelle del bellunese (agordino/lavallese e bellunese cantée, te cantéa, el cantéa, cantión, cantié, i cantéa, diverse dal falcadino cantéi, te cantéi, el cantéa, cantiàne, cantià, i cantéa). Alcuni verbi monosillabi al presente mostrano alla prima persona un'identità tra forma bellunese e forma basso-agordina (vae, fae, dae) mentre si discosta quella del Biois (vade, faze, daghe); le forme bassoagordine hè sè e il futuro (magnarè), invece, si discostano sia dalle forme del Biois hai, sai, magnarài (e nota il taibonese sèi), sia da quelle bellunesi (ho, so, magnarò, frequenti anche ad Agordo). L'agordino ha una tendenza alla caduta delle vocali finali ancora più accentuata che nel bellunese, tanto che coinvolge non solo le forme nominali (fóc, pés, fraðèl sia nella conca agordina sia a Belluno) ma anche alcune verbali (agordino te pianž, te liéž, te vét, te finìs, te tas, el piàs etc., mentre bellunese te piande, te lède, te véde, te finisse, te tase, el piase); tuttavia i plurali dei nomi in -ón hanno -ói nel basso agordino come nel bellunese, mentre hanno -ógn /oɲ/ in altre parlate dell'alto Cordevole (balcói in bassoagordino come nel bellunese, balcógn in Val del Biois).Da queste considerazioni è ormai ampiamente diffusa in letteratura la dicitura di dialetti semiladini o ladino-veneti in quanto rappresentano una transizione linguistica fra questi due ceppi linguistici delle lingue galloromanze e quella veneta.[13][17]
Si tratta dell'ampezzano (anpezàn), parlato a Cortina d'Ampezzo (Anpézo), da circa 3000 persone. Vi sono forti somiglianze con il dialetto cadorino, che a sua volta risente degli influssi della lingua veneta, ma da essa si distingue conservando più abbondantemente i caratteri più arcaici (quindi più ladini).[13]
In provincia di Belluno la lingua ladina è parlata nel Cadore e nel Comelico in forma di ladino cadorino, normalmente ascritto alla lingua ladina e politicamente riconosciuto come tale,[20] quantunque per ragioni storiche e politiche questo territorio talvolta venga ignorato in riferimento all'adiacente territorio ladino ex-austroungarico, in cui la spinta al riconoscimento di minoranza etnico-linguistica è stato storicamente più forte. Si distinguono pertanto le seguenti varianti:
La lingua ladina è riconosciuta come lingua minoritaria in 51 comuni del Trentino-Alto Adige e del Veneto.[27] L'area ufficialmente ladina conta circa 92 000 abitanti, ma non è possibile indicare con esattezza il numero dei parlanti la lingua ladina, dal momento che solo in Trentino-Alto Adige è prevista la dichiarazione di appartenenza linguistica in occasione del censimento decennale della popolazione. Solo in provincia di Bolzano il censimento rileva ai fini della proporzionale etnica.
Rocca Pietore fu invece a capo di una Magnifica Comunità che per più di 500 anni godette di una propria autonomia, trovandosi tra la contea del Tirolo e la Repubblica di Venezia. La sua parlata mantiene ancora un tratto ladino che l'accomuna a Colle Santa Lucia e Livinallongo del Col di Lana.
Possono essere definiti ladini in parte i comuni del Cadore e dell'alto Agordino. Le parlate del basso Cadore e del basso Agordino risentono invece dell'influenza del veneto bellunese, pertanto vengono preferibilmente classificate come dialetti ladino-veneti; in ogni caso, la legislazione riconosce come di minoranza linguistica ladina tutti i comuni agordini.[34]
Esiste pure l'Istitut Cultural Ladin Cesa de Jan a Colle S. Lucia che fa riferimento ai ladini storici presenti in Provincia di Belluno dei tre comuni di Livinallongo, Colle e Ampezzo, appartenuti alla provincia di Trento fino al 1926. Nell'associazione, è presente anche il comune di Rocca Pietore di cui con i primi due (Livinallongo e Colle) ne condivide il tratto Ladino Atesino.
La maggior parte delle varietà di mandarino ha quattro toni. Le fermate finali del Cinese Medio sono scomparse nella maggior parte di queste varietà, ma alcune le hanno unite come sosta glottale finale. Molte varietà di mandarino, incluso il dialetto di Pechino, conservano consonanti iniziali retroflesse, che sono state perse nelle varietà meridionali del cinese. Se interrogato, un madrelingua di un dialetto mandarino normalmente non riconoscerà di parlare una variante del mandarino, ma la sua variante locale (dialetto del Sichuan, dialetto nord-orientale, ecc.), considerandolo diverso dal "mandarino standard" (putonghua). Il madrelingua non sarà necessariamente consapevole che i linguisti classificano il suo dialetto come una forma di "mandarino" in senso linguistico o visto dall'estero.
Con lo sviluppo della linguistica l'analisi si è fatta più approfondita e sono state individuate un certo numero di sottofamiglie linguistiche del cinese, ciascuna delle quali composta da un gran numero di varianti regionali e parlate locali tra loro affini. Queste sottofamiglie prendono il nome di "gruppi dialettali". A seconda delle classificazioni adottate, si possono distinguere da 7 a 15 gruppi dialettali per il cinese parlato.
Questa situazione si è evoluta con la creazione (nella RPC e Taiwan) di un sistema di istruzione scolastica elementare dedicato all'insegnamento del mandarino. Di conseguenza, il mandarino è diventata la lingua più parlata dalla maggior parte delle persone nella Cina continentale e a Taiwan. A Hong Kong, tuttavia, la lingua di istruzione e formalità rimane il cantonese standard, sebbene il mandarino standard sia sempre più comune.
In particolare, in accordo con la variante linguistica di Pechino, la maggior parte dei parlanti si conforma bene alla pronuncia standard delle consonanti retroflesse (denotate da zh, ch, sh e ri in pinyin), ma spesso aggiunge la finale "-er" (comunemente usata come diminutivo o per indicare un'elisione di sillaba) a parole che altri parlanti lascerebbero così com'è. Questo tratto dialettale è chiamato 兒 音 / 儿 音 eryīn, "pronuncia con -er" oppure "Erhua", da cui deriva la parola "erizzazione". Tuttavia, lo si può pure definire "rotacismo". Numerosi sono anche gli elementi lessicali ampiamente attestati nell'area di Pechino ma molto rari altrove. Oltre a tutte queste differenze, come nel caso delle lingue occidentali, c'è più un accento specifico di Pechino, a seconda del livello sociale, dell'istruzione, ecc.
Con queste poche eccezioni, la pronuncia locale dei nativi di Pechino si conforma generalmente molto bene alla pronuncia standard. In generale, le pronunce locali dei nativi di altre zone del mandarino differiscono tanto più tra loro, quanto più sono lontane dalla capitale. Anche le persone che vivono a Tianjin hanno una pronuncia abbastanza vicina allo standard. Coloro che vivono nel nord-est della Cina comunemente trasformano le sillabe che iniziano con la j in sillabe che iniziano con gok (secondo l'etimologia, del resto) e hanno difficoltà a pronunciare parole che iniziano col suono r. Gli abitanti delle aree più a sud spesso semplificano le consonanti retroflesse del mandarino standard: zh diventa z, ch diventa c, sh diventa s, mentre la r viene pronunciata più come z. Questa osservazione vale anche per il mandarino parlato a Taiwan. In alcune regioni i parlanti non fanno distinzione tra l e n (principalmente quando hanno il cantonese come lingua madre), e in altre la finale velare ng viene semplificata in n. 781b155fdc